Un tempo, fino alla metą del secolo scorso, nelle nostre campagne il bucato si faceva bollendo i panni nel RANNO, un liquido ottenuto facendo filtrare acqua calda attraverso uno spesso strato di cenere. Nel migliore dei casi si adoperava il SAPONE DI MARSIGLIA, sempre comunque a mano. Per il risciacquo si faceva ricorso ai vari VIAI, che sfruttavano l'acqua corrente di borri e sorgenti. 
Poi, come per incanto, sugli scaffali dei negozi cominciarono a comparire delle scatolette colorate con dei nomi strani, piene di "polveri magiche" che con meno fatica (ma sempre a mano) facevano il bucato pulito e bianco.
Nella foto, scattata a Compiobbi il 12 novembre 1956 nel negozio dell'ortolano Quintilio CORRI, in via Aretina, si vede bene che quelle confezioni erano gią in bella mostra sugli scaffali.
Si riconoscono bene TRIM CASA, LUX, KOP, LANSETINA, OMO, LINDO, mentre il marchio sui contenitori cilindrici non č leggibile. A sinistra, sopra alle cassette di frutta, altre confezioni non riconoscibili, forse di marmellata. Agli scaffali č apposto un cartello, in cui si legge:
«PER L'IGIENE Č VIETATO SPUTARE PER TERRA».

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ALL'INTERNO DEL GIORNALE N°35

Il bucato della nonna
I detersivi sullo scaffale
Trim casa Kop Omo Lansetina

QUINTILIO CORRI NEL SUO NEGOZIO DI FRUTTIVENDOLO,
A COMPIOBBI IL 12 NOVEMBRE 1956