ARCHIVIO DEL TEMPO CHE PASSA
COMPIHOBBY


LA BANDA DELLA BIGONCIA
A cura di Berlinghiero Buonarroti
(L'Oculista n° 4)

La Banda musicale «Giuseppe Verdi» di Compiobbi posa a Torri sul sagrato della Chiesa di San Donato per una foto ricordo, in occasione del Corpus Domini. La fotografia, gentilmente concessaci da Maria Mini Bacci, si riferisce alla domenica del 1 giugno del 1913. Il fotografo è Bruno Pancani, con una macchina fotografica che ha un marchingegno che gli ha permesso di firmare e datare la ripresa. Pancani aveva sposato la figlia di Masieri, la quale aveva ereditato dal padre un piccolo pastificio a carattere artigianale ubicato alle Falle adiacente, sulla sua sinistra, all'attuale chiesetta di SS. Caterina e Francesca, che è stata costruita solo nel 1943.
La Società Filarmonica di Compiobbi, sorta nel 1877, è una delle più vecchie della zona, seconda soltanto alla Fanfara «Garibaldi» di Fiesole (1875), ma più vecchia di dieci anni della Società Filarmonica di Santa Lucia a Trespiano, di 11 di quella delle Sieci, di ben 15 anni più anziana di quella di Rovezzano, di 19 di quella di Settignano, e di ben 25 della Società della Fanfara di Borgunto.

Musica

PRIMA FILA IN ALTO

1 Emo Bacci (clarinetto)
2 Lorenzo Baldesi detto  «Il  rosso»
3 Giuseppe Mannini  detto «Gettone»
(basso)
4 Non riconosciuto 
5 Non riconosciuto
6 Non riconosciuto
7 Pietro Miniati (basso)
8 Non riconosciuto
9 Non riconosciuto

FILA CENTRALE

10 Buzzigoli  (bombardino)
11 Castaldi (tromba)
12 Galileo Matteoli (flicorno)
13 Non riconosciuto
14 Augusto Tanfani (flauto)
15 Non riconosciuto
16 Giuseppe Bacci,  capobanda  (clarinetto)
17 Martino Menichelli  (grancassa)
18 Guido Signori detto  «Muscolo» (piatti)

SEDUTI

19 Renato Giannini detto  «Naso» (clarinetto)
20 Cosimo Fantappiè  (clarinetto)
21 Ettore Giannini  (bombardino)
22 Nello Fantappiè  (trombone)
23 Cesare Casini
(genis)
24 Vittorio Miniati  (tamburino)

Il padre Mauro Ricci, soggiornando d'estate nella casa di villeggiatura degli Scolopi presso la Villa che sarà poi dell'Avv. Pisa, nel 1880 canterà le lodi della Fanfara nel volume di ricordi autobiografici intitolato I riposi di Compiobbi, tessendo l'elogio dell'«operosa gioventù del gentile paesello di Compiobbi, che unitasi di recente in filarmonica società» partecipa alla processione durante il Corpus Domini.

«Immaginatevi una giornata placida placida, calda, ma senz'afa, anzi rallegrata da uno zeffiro lene lene; e una via di campagna sparsa della fiorita di bianchi gelsomini e di gialle ginestre; e la chiesa di Torri che suona a distesa, e il cane della Prioria che sotto il campanile ulula ai festosi rintocchi, e le massaie che su su da Quintole, dalla Rosa, e giù giù dalle Sieci e dall'Ellera vengono vestite di scuro, alcune anche di seta, e le ragazze coi fratelli o coi babbi vestite di un bianco viepiù risaltante dal contrasto delle facce rosse per la verginale modestia. Tutta la strada è gremita di popolo: i venditori ambulanti, sul tono dei venditori nelle città, gridano quanto ne hanno nella canna: «Trombini e ciambelloni; brigidini e limonate fresche». Li si vende la semenza, qua l'acque con lo schizzo; ma nessuno in tanto lusso di festa ha la sfacciataggine di offrire quei bocciolini di pasta, vuoti nel mezzo, da riempirsi di rosolio, come in Firenze si usa, al plebeo invito: «Un quattrin mangiare e bere». Il Priore [Ranieri Donati] intanto si arrabatta tra la chiesa e la sagrestia; sentendo l'avvicinarsi della Fanfara s'agita di qua e di là, dando ordini a destra, proibizioni a sinistra: Avanti i lanternonieri, al posto i crocifissieri, in fila gli incappati, si muovano le biancovestite giovanette, sfilino le più anziane dalla nera scuffia!». «Poi la processione passa dalla stupenda sala della Villa Finetti-Danti [Villa Le Falle], e ridiscende a Compiobbi, per la via [Calzolari] ornata di bicchierini lucenti, di tegametti da uova pieni di candido sego, alla piazza ove i fanali dondolano senza timore che una folata di vento li stritoli. I giovanotti della Fanfara, con la camicia pulita e la carniera spolverata, si ordinano a file nel borgo; squillano le trombe, e i ragazzi corrono da tutti gli sbocchi, e si marcia a passo raddoppiato. Quella marcia a salti e a scosse, è scelta a posta dal capo per far più rumore. Addobbato è già il palco, i capi vi son saliti, i bravi giovani della Fanfara sono al posto e via via arrivano a piedi da Pontanico, da Paiatici, o in diligenza dai Bassi, da Quintole». [...]

Mario Mannini testimonia che, prima di prendere il nome di «Giuseppe Verdi» la Società Filarmonica di Compiobbi si chiamava «Unire» e prima della grande guerra era simpaticamente soprannominata «La Fanfara della bigoncia», forse per la propensione al bere da parte di qualcuno dei componenti. A quel tempo il maestro direttore della Filarmonica era un certo Gostinelli di Firenze che ha preceduto il successivo maestro Francesco Delle Cave, che vanterà negli anni '30 una banda di ben 30 elementi quasi tutti del paese. I capo-banda sono stati cronologicamente: Giuseppe Bacci (clarinetto), Alfredo Solli detto «Fedduddino» (bombardino), Augusto Tanfani (flauto) e Aldo Mannini (flicorno tenore). A metà degli anni '20 la proprietaria del Castello di Montauto, soprannominata «la Ciaccia» si innamora di un umile elettricista, lo sposa e per la felicità dona alla Banda di Compiobbi le nuove monture. Nel 1926 vengono acquistati nuovi strumenti musicali dalla ditta Amedeo Orsi di Milano, fra cui scintillano tre sassofoni e due corni. In quel tempo le prove della banda si tenevano al primo piano dell'abitazione di Guido e Anastasia Papini e d'estate nell'orto degli stessi, per poi trasferirsi agli inizi degli anni '30 nel sottoterrazza della Casa del Fascio, da poco edificata.
Lo scrittore
Aldo Palazzeschi nel romanzo Sorelle Materassi, nel 1934 narra che al matrimonio del nipote delle due zitelle ricamatrici ha partecipato la banda di Compiobbi, giunta a Coverciano su un «autocarro grande». E ebbe un ruolo importante, perché fu scelta per appoggiare la fanfara di Settignano dal repertorio alquanto ristretto e adatta solo ad accompagnare qualche stornello. Nell'occasione la nostra banda intonò la marcia trionfale dell'Aida, accompagnò la Messa dalla piazza e durante l'elevazione intonò un pezzo del Rigoletto e infine, «terminata la cerimonia, all'uscire dalla chiesa la banda di Compiobbi, forse già col pensiero ai bicchieri che aspettavano di essere riempiti, suonò il brindisi della Traviata»