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Compiobbi oltre a tante altre attività vanta una lunga tradizione pentolaia. A partire da dopo la prima guerra mondiale ci sono alcuni ricordi degli anziani del paese che riguardano questo argomento. Chi è nato i primi decenni del secolo ricorda ancora l'arrivo periodico in paese dei Pentolai, venditori ambulanti che venivano nientemeno che da Montelupo con le loro "carabattole". Verso il 1925, a metà dei Calzolai, c'era la botteghina di Faustina Liccioli sposata Fibbi detta " la Fibbia", nonna di Luciano, Duilio, Aldo e di Flora Mannini. Vi si vendevano tegami pentole e bicchieri. Al primo piano, dove la Fibbia abitava, c'era un armadio dove teneva le pezze di stoffa da vendere. L'approvvigionamento veniva fatto a Firenze, in via Ghibellina, dove "la Fibbia" si recava accompagnata spesso dal nipote Luciano, che la seguiva dall'età di 12 anni. Per andare in città, ed era una vera e propria avventura, prendevano la Sita di quei tempi che altro non era che la "diligenza di Santi" che veniva del Molin del Piano e che faceva servizio di "anda e rianda". A Rovezzano, al ritorno, quando si usciva dalla città si doveva pagare un dazio che veniva applicato sulle merci che uscivano da Firenze.
Una volta "la Fibbia", per non pagare la gabella, ebbe il coraggio di nascondere una gallina, tenendola stretta fra le gambe, sotto la sottana. E fu una fortuna che, quella volta, la gallina non facesse sentire il suo coccodè! La "Fibbia" era anche "procaccina", vale a dire che si interessava di cercare balie per le puerpere, carenti di latte. La "Fibbia" aveva avuto in tutto 14 figli e ne aveva allattati, come balia, in tutto ben 28.
In paese è stata famosa anche la merceria del Solli, ubicata quasi davanti all'attuale Coop. Era chiamata "la bottega di pannine", cioè di stoffe. Brunero Ermini ricorda che il Solli, oltre alla merceria, aveva a poca distanza anche una specie di rimessa dove vendeva prodotti casalinghi, piatti e bicchieri.
Vicino alla farmacia ha avuto sede la bottega del Susini che, oltre alla cancelleria, vendeva cocci e pentolame. Stoviglie e ferramenta vendeva anche Primo [o Priamo] Casini che aveva "il punto vendita" fra la bottega di barbiere di Alfredo Mannucci e la bottega di ortolano del "poetino" Bencini. Chi non aveva troppi soldi per permettersi di rinnovare il pentolame di casa, bastava che camminasse ancora per pochi metri, per affidare la riparazione di una mezzina o di un paiolo, alle mani e ai moccoli fantasiosi di Ferruccio Quilici, che avrebbe ricamato un rammendo di stagno nel fondo della casseruola di rame che non si rassegnava ad andare in pensione. Spetta invece a noi, che siamo destinati, forse, ad essere gli anziani del prossimo domani, di ricordare i venditori di cocci della nostra epoca: Beppone del Melli, da poco scomparso, sulla via Aretina nel centro del paese e Brunetto e la Grazia, con l'aiuto della figlia Lucia, che tuttora gestiscono la "Bto Casalinghi" in piazza Etrusca.
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