ARCHIVIO DEL TEMPO CHE PASSA
COMPIHOBBY

I RITI DI «SEGNATURA»
di Michele Turchi

[da: Malocchio e riti ancestrali, in: "inChianti", anno V, 2, luglio 2007].

Medicamenti

Oltre che per il malocchio, ci si rivolgeva alla settimina anche per altri inconvenienti, di solito di lieve entità, come quando nei bambini si presentavano gli ossiuri, piccoli vermi filiformi parassiti dell'intestino, che provocano stati di alterazione febbrile. Del rito della segnatura si conoscono più versioni. Il più comune consisteva nel tracciare per tre volte un segno di croce o una serie di cerchi concentrici attorno all'ombelico del bimbo malato, tenendo in mano un oggetto d'oro, di solito la fede nuziale o una vecchia moneta, mentre veniva recitata, di solito a bassa voce e per tre volte, una filastrocca, a metà fra una litania e una formula magica. Era importante rispettare tutti passaggi del rito, altrimenti i vermi avrebbero potuto risalire verso la gola, provocando il soffocamento del bambino. Per altri, come conseguenza nefasta, insieme ai "bachi" maligni si sarebbe potuto eliminare anche il "gran maestro" o "caporale", senza il quale si credeva non si potesse campare.

In un'altra versione i bachi venivano "
incantati". La settimina appoggiava uno a uno in una scodella piena d'acqua limpida dei corti pezzettini di spago, simili a vermi. L'operazione veniva compiuta segnando la scodella e il bambino, mentre si recitavano preghiere e formule rituali. Se i filamenti rimanevano fermi era buon segno, se invece si fossero aggrovigliati voleva dire che erano stati proprio i "bachi" a causare la febbre. In altre zone i bachi venivano "impiombati" colando del piombo fuso in una bacinella d'acqua tenuta sulla testa del bambino. In entrambi i casi al termine del rito si metteva al collo del bambino una collana di agli; anche in questi casi il contenuto della bacinella usato per il rito andava gettato nell'acqua corrente.

I
porri sulle mani venivano invece "segnati" contandoli, gettando poi in un pozzo tanti ceci, cicerchie, fagioli o sassolini (a seconda delle versioni) quanti erano le piccole escrescenze cutanee. L'orzaiolo (piccolo ascesso che si formava sulla palpebra, in vernacolo ruzzaiolo) veniva "cucito", passando cioè ago e filo davanti all'occhio, come se si dovesse suturarlo.

Le "
settimine" venivano consultate anche quando alle puerpere "andava via il latte". Se non bastavano i semplici rimedi a base di farina e lievito, si officiavano speciali riti, legati di solito al culto delle acque di particolari sorgenti, sotto la protezione della Vergine Maria. Per avere un'idea di quanto fosse diffuso e radicato il culto mariano basta pensare ai numerosi tabernacoli presenti in ogni angolo del territorio, oppure alla sincera devozione verso la Madonna dell'Impruneta, alla quale venivano attribuiti episodi miracolosi e verso la quale la maggior parte delle parrocchie della zona andava tutti gli anni in processione, portando in dono olio per le lampade votive.