ARCHIVIO DEL TEMPO CHE PASSA
COMPIHOBBY


RIMEDI EMPIRICI NELLA MEDICINA POPOLARE
di Michele Turchi

[da: A volte morivano, a volte no!, in: "inChianti", anno V, 1, aprile 2007].

Medicamenti


ARIA DI FORNACE
La pertosse, che in vernacolo si chiamava "tosse cavallina", si curava facendo respirare al bimbo l'esalazione del calore di una fornace da calce.

ACETO
Per il mal di gola si facevano degli sciacqui con aceto di puro vino.

CICALE
Per i calcoli ai reni si beveva l'acqua ottenuta dall'ebollizione di cicale (
Cicada orni) essiccate.

FARINA
Per far tornare il latte alle puerpere si usavano delle "pappine" a base di farina, olio, latte e pasta del pane fermentata. Anche in questo caso la cura era valida anche per le bestie vaccine e per le gatte di casa. In altre zone si faceva una farinata di "sette farine", cioè con la farina raccolta in sette famiglie diverse. Se il problema persisteva, non era raro che ci si rivolgesse a una "medicona" o ci si raccomandava alla Madonna.

LATTE MATERNO
Con delle gocce di latte materno si curava il mal d'orecchi.

LIEVITO
Per lenire il mal di denti si teneva tra denti e guancia un pezzetto di lievito.

MATTAIONE
Un impasto di "mattaione" grattugiato (argilla da mattoni essiccata) con aceto e sale, spalmato sulla ferita e poi fasciato, veniva usato per i dolori alle gambe e ai piedi.

NEVE
Per eliminare i geloni con le "spaccature" si doveva camminare scalzi sulla neve.

OLIO DI RICINO
Ben noto purgante. Un tempo veniva di solito somministrato al primo sintomo di malessere, quasi fosse una panacea di tutti i mali.

OLIO D'OLIVA
Una emulsione di acqua e olio d'oliva era efficace contro le scottature.

PICCIONI
Un rimedio antichissimo per curare la polmonite consisteva nello squartare due piccioni vivi e metterseli, ancora caldi e sanguinanti, a fasciarsi i piedi nudi.

PIDOCCHI
Per curare l'itterizia si inghiottivano tre pidocchi (
Pediculus humanus capitis) racchiusi in un'ostia.

SANGUE DI GALLINA
Il fuoco di S. Antonio veniva curato bevendo il sangue di una gallina nera.

SANGUE DI LEPRE
Le polmoniti venivano "curate" con del sangue di lepre (
Lepus europaeus) essiccato, inghiottito dentro un'ostia. In ogni zona si sapeva sempre a chi rivolgersi in caso di bisogno: in val di Sambre la "medicina" veniva fornita dal colono Paolo Cassi di Ontignano, meglio noto come "Bischenchi".

SANGUISUGHE
Per abbassare la pressione si applicavano alle braccia del malato alcune sanguisughe (
Hirudo medicinalis), chiamate anche mignatte.

SENNA
Il puzzolente infuso di "sena", come veniva chiamato in vernacolo, è un ben noto purgante. Un tempo veniva di solito somministrato al primo sintomo di malessere, quasi fosse una panacea di tutti i mali.

STERCO DI PICCIONE
In Val d'Elsa è documentato l'uso di "impiastri" (impacchi caldi) di miele e sterco di piccione, applicati sul torace, per la cura delle bronchiti.

UOVA
In caso di contusioni e slogature, sia degli uomini che delle bestie da lavoro, si faceva una la
chiarata, un semplice impacco di chiara d'uovo (albume) sbattuta, applicato con della stoppa sulla parte dolorante.

VINO
Con degli impacchi caldi di vino sui polmoni si curava la polmonite.